Pirati. Scorrerie nel Salento ed a Salve
Un vero
flagello per i nostri paesi a partire dal XIV secolo furono le scorrerie
dei pirati.
Frequenti erano infatti le incursioni dei corsari
barbareschi
lungo le coste del Meridione d'Italia. Le prede più ambite sulla terraferma erano
ovviamente
le derrate alimentari, i capi di bestiame nonché il sequestro di
giovani ed adulti da impiegare come schiavi.
Bersaglio privilegiato erano inoltre le chiese che venivano distrutte
o bruciate.
Terra d'Otranto
al tempo delle scorrerie saracene
Sul mare invece l'obiettivo dei
pirati erano gli arrembaggi
alle navi ed ai bastimenti degli
stati cristiani che navigavano nei porti del Mar Mediterraneo o
che erano diretti in Asia circumnavigando il continente Africano
nonché le barche da pesca che transitavano nell’Adriatico e
nello Jonio.
Approfondimenti:
Sempre
nel 1480 i pirati attaccarono Salve, ma i nostri avi, arroccati nel
fortilizio, riuscirono a difendersi ed a far desistere ben presto i
turchi dall’assedio. La situazione era così insostenibile che che
Carlo V, Imperatore del Sacro Romano Impero, preoccupato della
potenza turca nel mediterraneo, strinse, a partire dal 1528,
un’alleanza politica, commerciale e militare con la
Repubblica di Genova.
Le
scorrerie però continuavano e nel 1524 venne nuovamente attaccata
Gallipoli.
Per conto di Carlo V
intanto, la flotta dell’Ammiraglio genovese Andrea Doria sconfisse
quella del turco Khair ed-Din nel 1535 liberando la città di
Tunisi, successivamente sconfisse i turchi alle Marlere nel 1537,
nello stesso anno in cui i pirati distrussero Ugento e Castro ed
attaccarono, nuovamente respinti, la nostra Salve.
Khair
ed-Din |
Nel
1538 fu preparata una flotta cristiana, affidata ancora
all’Ammiraglio Andrea Doria, per poter affrontare in mare i Turchi
del Sultano Solimano I il Legislatore, in cui soccorso si era
prestato Khair ed-Din detto "il Barbarossa", l’Ammiraglio turco Re di
Algeri e di Cherchel. Ma questa volta le cose non andarono per il
verso giusto tanto che il Doria, sconfitto alla Prevesa, dovette
difendersi dall’accusa di alto tradimento. Questa battaglia
decretò, fino alla sanguinosa battaglia di Lepanto del 1571, il
trionfo della potenza marittima turca nel Mediterraneo.
In
seguito all’esito della battaglia di Lepanto, cominciarono a
diminuire le scorrerie dei turchi, quando già erano iniziate, con
ferocia e violenza, quelle dei corsari barbareschi provenienti
da Algeria, Tunisia e Libia. |
Il
corsaro Torghoud Dragut
Nato
nella regione turca dell’Anatolia, Torghoud Reis Dragut condusse
le sue prime battaglie per il corsaro turco Ar Reis, prima di essere
chiamato in aiuto dal Barbarossa nel 1538 contro l’Ammiraglio
Andrea Doria.
Effettuò
numerosi saccheggi in Adriatico; bottini e prigionieri erano poi
condotti a Tunisi, dove venivano rivenduti.
Noncurante degli accordi stabiliti tra Turchi e Veneziani,
attaccò qualunque nave gli capitasse a tiro.
Questo scatenò le ire
del Doge di Venezia che si lamentò dell’accaduto con Solimano.
Tramite il Barbarossa le proteste giunsero a sino Dragut che,
però, le ignorò del tutto.
Nel
1540, venne fatto prigioniero da una nave del Doria e condotto a
Genova.
Non venne
ucciso per timore di rappresaglie turche.
Dopo tre anni il Barbarossa ottenne il suo rilascio esigendo
da Dragut il rispetto della tregua con Venezia.
Il
corsaro però, si rimangiò la parola ed, al contrario, si alleò al
pirata Euldj Ali per costituire una gigantesca armata.
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Il
corsaro Dragut |
Torghoud
Dragut |
Con
la morte del Barbarossa, avvenuta nel 1546, prese ancor più le
distanze dal nuovo Re di Algeri
Hassan Pasha e restò al servizio dei Turchi, conquistando la città di
Tunisi, poi Monastir, quindi tutta la Tunisia.
Effettuò
numerose scorrerie nel mediterraneo, in particolare lungo le coste
italiane.
Ma
gli Europei non lo lasciarono fare
ed inviarono il Doria a riconquistare Tunisi nel 1550,
approfittando dell’assenza di Dragut che, in questo modo, sfuggì
alla cattura.
L’ anno successivo, prima attaccò Malta e Gozo, poi si alleò ai
francesi per sottrarre Tripoli alla coalizione Spagnola-Genovese.
Nel
1565 durante una battaglia nei pressi dell’isola di Malta, venne
sconfitto ed ucciso.
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L'attacco
di Dragut a Salve
Salve
venne attaccata il
22 luglio del 1547. Giunto
infatti con le sue navi in prossimità delle nostre coste,
nel tratto compreso tra
Pescoluse e Torre Pali,
Dragut ordinò ai suoi uomini di
sbarcare per assaltare l’abitato di Salve.
I Salvesi però, si
resero protagonisti di una eroica difesa, passata alla storia per
tenacia, scaltrezza e coraggio, respingendo i pirati dopo un
lungo assedio, con colpi di armi da fuoco e lanci di olio bollente dall’alto del
loro fortilizio.
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Un
assalto di Dragut |
Approfondimenti:
La costruzione
delle Torri costiere
A partire dal
1537, per contrastare le scorrerie dei pirati, Carlo V aveva dato
l’avvio alla costruzione delle torri lungo tutte le coste del vicereame.
Quelle di costruzione precedente, che erano
state costruite da privati o da Università (i Comuni), vennero incamerate
dallo Stato previo rimborso delle spese sostenute per la loro costruzione.
Le
Università si dovevano fare carico del pagamento dei salari dei militi e
dei cavallari in servizio presso la torre, e anche delle spese di
manutenzione della stessa , per essere poi rimborsate dallo stato
successivamente.
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Carlo V |
L'appaltatore (partitario) doveva rilasciare una garanzia (tra i 300 ed i
500 ducati per ogni torre) alla Regia Corte e durante i lavori veniva
sorvegliato nello svolgimento degli stessi da un "soprastante" che lo
controllava affinché si attenesse alle prescrizioni dategli.
In provincia
d’Otranto ne furono edificate 88, alla distanza di circa tre miglia l’una
dall’altra.
Approfondimenti:
Le più vicine al nostro territorio erano la Torre dei Pali e Torre Vado
La Torre dei Pali
Fonti storiche affermano che fu
ultimata nel 1563. Edificata sopra uno scoglio, a poche decine di metri
dalla riva ed interamente circondata dall’acqua, era unita alla
terraferma da un piccolo ponte in muratura.
Del
diametro di circa 10 metri, la torre era costituita da un solo vano
da cui, tramite una scaletta, si accedeva alla garitta di guardia
delimitata dal parapetto a tamburo.
Nel 1576 la Città di Lecce
consegnò alla nostra Torre un falconetto, piccolo cannoncino di bronzo,
che venne ritirato dall’allora caporale Ippolito de Ippolitis.
Le
colubrine a quel tempo venivano sistemate nelle cannoniere, piccole feritoie presenti sulle pareti della torre.
In quel
periodo, quando la zona era ricoperta dalle paludi ed infestata dalla
malaria, pochissimi erano i pescatori che vi abitavano stabilmente. Per
loro furono
costruiti gli strazzi,
piccole casette con il tetto di tegole rosse e l'antica chiesetta di S.
Antonio.
La
torre e gli Strazzi
(0301)
Anche
dopo la costruzione delle torri i pirati continuarono ad
imperversare sulle coste joniche e, nell’estate dell’anno 1667,
avvenne un tentativo di sbarco, da alcune navi barbaresche, presso
la marina di Torre Pali.
Ma
i Salvesi, allertati tempestivamente della presenza delle navi
corsare nei pressi delle nostre coste, inviarono degli uomini armati
per affrontare i pirati che, minacciati anche dal fuoco delle
colubrine della nostra torre, furono costretti ben presto alla fuga.
L’episodio,
citato dal Simone in “Salve Storia e Leggende”, si concluse con
l’indennizzo, da parte del Principe Gallone feudatario di Salve,
alla nostra Università, della polvere da sparo consumata, nell’
occasione, dalle artiglierie della nostra torre.
Intorno
al 1820, quando ormai il pericolo delle scorrerie dei turchi era
cessato quasi definitivamente, le condizioni statiche della torre
erano in uno stato pessimo, tanto che non si ritenne necessario
effettuare dei lavori di consolidamento.
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Il
disarmo di tutte le torri infatti, avvenne a partire dal 1846 su
disposizione di Ferdinando
II Re delle Due Sicilie.
Da quel
momento, purtroppo, per la nostra torre iniziò un lungo periodo di
abbandono e di degrado. Aggredita dal tempo e dalle intemperie
è sempre più andata in rovina finchè, nei primi anni ’70, un
fulmine colpì, abbattendolo, l’ultimo pezzo del tamburo superiore.
Solo
nel 2000, dopo più di un secolo e mezzo di disinteressamento e di
colpevole indifferenza, si è iniziato a cercare di porre rimedio al
degrado, effettuando un intervento di consolidamento statico, teso a rallentare ed
arrestare il crollo della
torre.
(Foto:
Roberto
Negro)
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Galleria fotografica della Marina di Torre Pali
Torre
Vado
Gli venne
attribuito questo nome perchè costruita nelle vicinanze di un tratto
di costa caratterizzato da acque poco profonde e che, pertanto, veniva
utilizzato frequentemente dai pescatori del luogo come “vado”, cioè
come un comodo guado di accesso al mare.
Per la sua
vicinanza con l’abitato di Salve, questa di torrevado rivestiva un ruolo di
notevole importanza per il nostro paese. Era infatti, una delle "torri
cavallare", dotata cioè, di un cavallo utilizzato da un messaggero (il
cavallaro) che, in caso di minaccia di uno sbarco di pirati, si
recava prontamente ad avvertire i paesi limitrofi.
Nell’aprile
del 1752 una piccola flotta corsara, composta da sei sciabecchi, comparve
presso le nostre coste. Da una di queste imbarcazioni venne calata in mare
una lancia di pirati che, immediatamente, iniziarono ad inseguire alcune
barche che facevano ritorno dalla pesca. Una di queste, nonostante
l’intervento degli uomini di guardia della torre di Morciano, fu
raggiunta e depredata, mentre l’equipaggio riuscì a mettersi in salvo.
In
seguito al disarmo delle torri costiere, Torre Vado divenne, verso la
metà dell'800, stazione di controllo doganale. Intorno al 1930 venne poi
acquistata da privati.
La
torre, che è stata restaurata e trasformata nel 1935, si
presenta a pianta
circolare sviluppandosi su due livelli e presentando sul coronamento una
caratteristica merlatura.
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