"La pastorella" di Rocco Fersini


     

Recensione alla favola “ LA PASTORELLA ”
Libro di Rocco Fersini
  
Rocco Fersini è un signore di Salve che si diletta di quando in quando a scrivere dei libri che parlano del suo trascorso personale. In quest’ultimo lavoro emerge un’immagine esistenziale che reclama il diritto degli uomini di vivere il futuro in un mondo migliore.
Gianni Rodari credeva nella funzione educativa della fiaba e della favola come primo indispensabile approccio del mondo infantile con la realtà e credeva soprattutto nel ruolo insostituibile che l’immaginazione ha sia nel fanciullo sia nell’uomo adulto.
Il racconto in questione presenta un origine fantastica e popolare in cui il meraviglioso predomina in parallelo alle finalità educative e morali.
Il preludio alla favola “ La Pastorella ” è costituito da una bella poesia molto lineare e libera nel verso: Essa, per la gran parte del suo scritto, non segue particolari canoni stilistici e scorre fluida senza trovare intoppi che la costringano a rispettare rime o altre particolarità. Solo la strofa finale e chiusa in una rima baciata, ma l’ultimo verso ( e il mondo fiorirà ) si svincola dalla gabbia della rima e s’innalza liberamente. La poesia, a mio vedere, rappresenta un sogno, un’estasi, una paradisiaca visione, quasi a rimembrare una religiosità intima, pura: quella che si apprende da bambini, con la mente libera dalle complicazioni dell’età adulta. Com’è naturale l’attenzione si ferma sull’amore di Dio e per il prossimo, essenziale per far “rifiorire” un mondo che sarebbe dovuto essere fondato sulla fratellanza.     

Lo scrittore assume nel racconto la caratteristica figura eterodiegetica, si pone come una voce fuori campo che narra gli eventi. Il suo messaggio ha un destinatario che può essere definito nella persona a cui è dedicata l’opera, ma allo stesso momento può rivolgersi a tutti i bambini, i ragazzi e le persone della terra.

La favola si dipana con una singolare soluzione narrativa che è a metà strada tra la prosa e il verso. In alcuni momenti assume senza dubbio la fisionomia del componimento bucolico corredato da rime.

titolo: La Pastorella
autore: Rocco Fersini
stampa: PubbliGraf - Alessano
pubblicazione: dicembre 2006
numero pagine: 100

La storia si apre con una descrizione di un luogo ameno che molto ha del biblico paradiso terrestre, ma, in seguito, non esita di mostrare il sacrificio dell’uomo “antico” che intride di “rosso” la terra per dissodarla e per dare origine a quella forma di economia agricola, la quale porta ad un primo sviluppo della società.
Il luogo ameno e paradisiaco, con l’andare dei fatti, assume sempre più connotati terreni: uno dei personaggi, l’anziano patriarca (l’autore?), ammonisce la nipote, protagonista dei fatti, dei pericoli che potrebbe trovare una bella adolescente; in analogia con cronaca attuale.
Il racconto si snoda in questo primo tempo sui ricordi d’infanzia dell’autore, i quali sono fusi nella descrizione generale del paesaggio: i contadini e la pastorella avevano, in un passato non molto lontano, una figura semplice e le aspettative di vita erano relative al naturale sostentamento. Anche la pizzica entra come elemento attivo: la musica e il ballo come fenomeni di redenzione dalla dura fatica dei campi, ma anche come unici momenti di svago e di divertimento.
L’opera in certi momenti trae spunto dalla tradizione favolistica, per esempio Cappuccetto rosso: la bimba s’inoltra nei boschi montani, dove avrebbe potuto incontrare il pericolo, ma a soccorrerla c’è il pastore, personaggio deuteragonista. Questi potrebbe vestire i panni del principe azzurro, che salva Biancaneve nel bosco. Vi è anche il ballo dato al palazzo del nobile del paese e la conseguente fuga della bella e povera fanciulla, così come fece Cenerentola. Compare persino la leggenda dello Yeti, il misterioso gigante delle nevi, basti notare la descrizione del saggio della montagna per rendersene conto. Infine, di soppiatto, c’è un accenno ai Promessi Sposi: il signorotto si presenta con i suoi bravi e minaccia gli innamorati.
La trama palesa sentimenti puri che si accentuano con il trattare i temi di un Cristianesimo teso all’ascetismo, concetti che si sottolineano con l’entrata in scena del vecchio mistico e saggio: un eremita che si pone in diretto contatto con l’onnipotente, come fosse sua voce sulla terra. Questo spiega come alcuni punti del componimento altro non sono che una parafrasi del Vangelo.
La trama, in ogni caso, non si ferma solo all’umanità antica ma tratta anche del recente passato, ad esempio i fatti del G8 di Genova nel luglio 2001, dell’11 settembre 2001, delle manifestazioni per la pace del 2003. L’autore accenna alla II^ Guerra mondiale e del sacrificio di una grande e potente nazione che aiutò l’Europa a vincere i diabolici totalitarismi e che d’allora in poi si sente obbligata a esportare la pace e la democrazia in tutto il mondo, facendo la guerra. L’autore critica questo modo di fare, come critica tutti i potenti dispotici che sono lontani dai bisogni della gente; si veda nella favola il capriccioso figlio del conte. Critiche sono avanzate nei confronti dei nuovi armamenti “mostri” sia essi convenzionali sia nucleari. Lo scrittore non comprende le guerre di religione, che, in quanto violenza, non possono essere dichiarate in nome di nessun Dio. Disapprova l’azione dei Kamikaze: credono di essere l’incarnazione di quel Davide che riuscì a battere Golia, ma in realtà sono povere pedine di una subdola realtà, la quale nasconde notevoli interessi di casta.
La minaccia nucleare che incombe sul mondo richiama alla memoria una celebre frase pronunciata migliaia di anni fa da Attila. Nemmeno l’erba spunterà dopo il passaggio di tale catastrofe.
Il gomitolo del racconto si srotola e l’attenzione si sofferma sull’esaltazione di falsi valori a scapito di quelli veri, causa delle convenzioni di una società borghese basate sulle illusioni televisive.
Il mondo, secondo l’autore, è ricaduto nel peccato e i due pastorelli, quasi a rappresentare due apostoli inviati dal messia, capiscono come l’uomo moderno sia avvinghiato dal male. Come la sua boria di edonismo e di ricchezza abbiano offuscato la figura del Padreterno, precipitando in un inferno ancora più tenebroso. Per risollevare il genere umano da questa triste condizione, per ricondurlo di nuovo sulla retta via, Cristo sarà costretto a sacrificarsi subendo nuovamente la passione.
Solo in questo modo si potrà rinnovare il patto con l’uomo, per ricominciare dando origine ad una più leale umanità.
Il libro, al di là dai temi, è molto facile da leggere. I preadolescenti potrebbero trovare un ottimo diversivo ai gioghi della play station, del computer o della TV. Gli adulti, invece, ad una lettura troverebbero motivo di riflessione ed ispirazione per delle buone azioni.
L’evidenziare gli aspetti negativi, assurdi e antisociali della realtà in cui viviamo, diceva Rodari, serve a mettere a fuoco, nella coscienza del lettore, gli altri aspetti, quelli suscettibili di rendere la realtà diversa, più giusta, più umana.
Buona lettura.


Mino Lezzi


N.B. Per reperire una copia della favola è necessario contattare direttamente l'autore


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