Un'altra si trovava
nella macchia degli "Spriculìzzi", mentre l'ultima in ordine
di tempo ad essere completamente distrutta è stata la specchia "Cantoro".
Le
specchie, a partire dal XVI secolo, divennero funzionali alle torri costiere, in
quanto luoghi da dove si potevano vedere ed inoltrare i segnali di pericolo.
Una
bellissima specchia ancora esistente, si trova a breve distanza da Salve; è la
Specchia di Pozzomauro in territorio di Presicce. Dall'alto della specchia si
può ammirare uno stupendo panorama del vasto territorio sottostante.
Qui in
passato, con molta probabilità, si ricevevano i segnali di pericolo provenienti
dalla specchia di Rottecapozze, postazione dalla quale si potevano vedere le
torri costiere di Torre Mozza,Torre Pali, Torre S.Giovanni e Torre Vado.
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Salve
- Specchia Cantoro
(da
Annu Novu Salve Vecchiu) |
I
Megaliti di Salve
Nel
nostro territorio sono state scoperte tre strutture megalitiche.
Verso
la fine degli anni '60 infatti, il Prof. Giovanni Cosi, Ispettore Onorario della
Sovrintendenza ai Beni Archeologici per i paesi del basso Salento, individuò e
fotografò due dolmen nei pressi della marina di
Pescoluse.
Successivamente
alle due strutture fu dato il nome di "Dolmen Cosi" e di
"Monumento Ipogeico-Megalitico Argentina".
Nell'estate 2007 è stata
rinvenuta una tomba megalitica.
Il
Dolmen "Cosi"
Storia
di un dolmen dimenticato
Sotto
questo dolmen furono rinvenuti dei frammenti di ossa umane, alcuni reperti
ceramici, frammenti di ossidiana, ecc..
Il
ritrovamento di ossa umane nei dolmen è un fenomeno molto raro e
costituisce pertanto un fatto di grande interesse storico e scientifico. Ma
di
questo dolmen purtroppo, segnalato alla Sovrintendenza di Taranto, non si seppe
più nulla.
Uno
dei reperti ceramici ritrovati nel dolmen, risalenti all'Età del Bronzo
Antico
(Foto
Prof.ssa Maria Cristina Franco)
La
(ri)scoperta del Dolmen Cosi
Raccontato
da Roberto Negro
Nella
primavera del 2001, navigando tra le pagine di un sito inglese interamente
dedicato ai monumenti megalitici, mi stavo soffermando sui resoconti di
una spedizione di archeologi e studiosi britannici in Puglia, in visita ai
Menhir ed ai Dolmen nostrani.
In
una pagina, in particolare, questi studiosi rispondevano on-line alle
domande ed alle curiosità dei lettori di quel sito.
Ad
un certo punto lessi la domanda di un lettore inglese che riferendosi ai
megaliti del Salento chiedeva:
"Are
they Neolithic or Bronze Age?" (Risalgono
al Neolitico o all'età del bronzo?)
La
risposta fu: "There
is a general accordance on a period around the second millennium BC. This
date, however, was calculated by analogy with a single similar monument
built in Malta: no radiocarbon dating on Apulian monuments has been made.
That's mainly because very few burial remains have been found in Apulian
dolmens. The only two exceptions are the Chianca
and the now destroyed Salve dolmens. The human/animal burnt remains found
at Chianca have been long lost, while a human lower jaw found at Salve has
never been studied by the Sovrintendenza ai Beni Culturali (the Italian
organization for the cultural heritage).
(C'è
un generale accordo sul periodo intorno al secondo millennio avanti
Cristo. Questa data, comunque, è stata calcolata per analogia con un
simile monumento costruito a Malta: nessuna datazione per mezzo di analisi
al radiocarbonio è stata compiuta. Questo principalmente perchè
pochissimi reperti sono stati rinvenuti nei dolmen pugliesi. Le uniche due
eccezioni sono il Dolmen Chianca e gli ora distrutti dolmen di Salve. I
resti umani/animali trovati nel Dolmen Chianca sono stati persi, mentre
una mascella inferiore umana di Salve non è mai stata studiata dalla
Sovrintendenza ai Beni Culturali.)
Rimasi
stupefatto; si faceva riferimento ad un dolmen nel territorio di Salve di
cui ignoravo del tutto l'esistenza.
E
lo scoprivo grazie ad Internet su un sito web inglese!
Volli
immediatamente saperne di più sull'argomento.
Contattai
pertanto i responsabili di quel sito allo scopo di conoscere le loro
fonti. Venni così a conoscenza che durante il loro viaggio
erano stati accompagnati, in Puglia, da Toti Calò, apprezzato
fotografo free-lance leccese, autore, qualche anno fa, del prezioso
volume "Pietre - Architetture Megalitiche di Puglia".
Tramite
e-mail quindi contattai Toti Calò che mi confermò le notizie sul
dolmen. Mi informò inoltre che l'argomento era accennato nell'appendice del suo volume e che la scoperta fu effettuata dal
Prof. Cosi che era anche in possesso di alcune foto esclusive
dei dolmen di Salve.
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Il
passo successivo fu il contatto con il Prof. Cosi. Telefonicamente mi
raccontò della scoperta del dolmen avvenuta più di trent'anni fa e
concordammo un appuntamento.
In
quell'incontro, avvenuto nell'aprile del 2001, il Prof. Cosi mi fece
visionare, con mia somma gioia, alcune foto assolutamente inedite, nonchè
la copia della lettera da lui inviata alla Sovrintendenza di Taranto nella
quale si segnalava la scoperta del monumento ed il rinvenimento dei
reperti.
Nella foto a lato:
il Dolmen fotografato dal Prof. Cosi nel 1968 |
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Successivamente
ci recammo sul luogo della scoperta dove sono ancora visibili i resti
della struttura dolmenica.
Le
lastre che componevano il Dolmen
(Foto
Roberto Negro 2001)
Chi volesse conoscere maggiori dettagli sulla scoperta, sui reperti rinvenuti e
visionare le altre foto esclusive di questo dolmen, può consultare la XII edizione di "Annu Nòvu Salve Vecchiu",
pubblicata nel dicembre 2001, che contiene un articolo del Prof. Cosi su questo
importante argomento di storia salvese.
Il
monumento Ipogeico-Megalitico "Argentina"
La
struttura è ubicata nei pressi della marina di Pescoluse, pochi metri a SW dalla litoranea
Gallipoli - S.M. di Leuca in direzione di Torre Pali.
Di
questo dolmen venne annunciata la scoperta in un articolo dell'edizione del 1995
di "Annu Nòvu Salve Vecchiu".
In
realtà, lo stesso, fu fotografato dal Prof. Cosi già nel 1968; successivamente
è stato studiato
dalla Prof.ssa Maria Cristina Franco che negli anni novanta lo ha
battezzato "Dolmen Argentina", in memoria di Argentina
Graziadei.
E'
stato presentato nel Convegno Internazionale "Archeoastronomia,
Credenze e Religioni nel mondo antico", organizzato a Roma
dall'Accademia Nazionale dei Lincei, nel maggio del 1997.
La
struttura è composta da due elementi principali: quello ipogeico che è la tomba, e
quello apogeico che è l'accesso; si tratta quindi di una costruzione a
tecnica mista.
Ha
un ingresso megalitico formato da ortostati e piattabande, che conduce
direttamente nella grotticella ipogeica di forma semicircolare, scavata nel
banco di roccia. Finora al suo interno non sono stati rinvenuti oggetti
significativi.
La
struttura presenta la caratteristica di
avere l'apertura rivolta ad ovest. Risulta caratterizzata
da un'altezza di 1,10 metri e da una copertura larga 1,50 m. composta da 4 blocchi.
Tale
copertura è disposta su sette appoggi di cui 4 monolitici e 3 a blocchi.
All'interno,
il dolmen presenta una camera con altezza totale di 1,80 metri, di cui
1,20 ipogei. La larghezza superiore risulta essere di 1 metro, mentre
quella ipogeica è di 1,60 m.
La
profondità della camera è di due metri.
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Il
dolmen Argentina (Foto
Mino
Lezzi)
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Secondo la Prof.ssa Franco, questa
struttura, pur presentando strette affinità con alcune rinvenute in Sicilia,
Sardegna e nell'isola di Minorca, dovrebbe essere stata realizzata in età molto
tarda, forse medioevale. Ciò potrebbe testimoniare il perdurare nel tempo dei
modelli megalitici diffusi in tutto il Mediterraneo.
Dal sito dell'Istituto Italiano di Preistoria e
Protostoria (IIPP)
La Tomba Megalitica di Salve
Un monumento funerario di tipo megalitico è stato rinvenuto a Salve
nell'estate 2007,
località Montani, durante la campagna di scavo condotta da Elettra Ingravallo - Insegnamento di Paletnologia del Dipartimento di Beni
Culturali dell’Università del Salento.
Si tratta di una cassa rettangolare formata da lastroni e utilizzata
come tomba collettiva.
Essa è sul
margine orientale di una grande struttura rettangolare fatta da
pietre di medie dimensioni che misura mq 190 circa ed è
marginata lungo il lato meridionale da un muro di 14 m
interrotto da una strada comunale: questa sembra avere diviso in
due quello che doveva essere un unico monumento. All’esterno del
muro, infatti, nello spazio ristretto che rimane tra questo e la
massicciata della strada, è stata messa in luce una superficie
con pietre al cui interno è una struttura di combustione e
un’altra probabile cassa litica di dimensioni più ridotte
rispetto alla prima ma in asse con essa verso sud e a 4 m di
distanza.
Tutto l’insieme era coperto da un tumulo di terra e pietre e la
datazione dovrebbe cadere nella seconda metà del III millennio
a.C. dal momento che gli elementi di corredo sono in tutto
simili a quelli rinvenuti a Grotta Cappuccini di Galatone.
E’ il caso
di sottolineare l’importanza del ritrovamento dal momento che è
il primo monumento megalitico ritrovato intatto, non manomesso
né saccheggiato. |
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Attualmente lo scavo è
sospeso per mancanza di fondi. Misure di salvaguardia e
di valorizzazione dovranno, inoltre, essere realizzate grazie
all’azione congiunta di Soprintendenza, Comune e Università.
Fonte:
Istituto Italiano di Preistoria e
Protostoria - Blog Archive
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