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Dolmen specchie Menhir Salento


 

Costruiti per durare nel tempo, i Dolmen sono le più antiche architetture d'Europa; meritano pertanto la nostra attenzione ed un tentativo di capire e ritrovare significati perduti.

I Dolmen, pietre senza nome, rappresentano infatti delle tracce di un passato lontano e dimenticato, che da sempre hanno risvegliato quell'interesse per le nostre radici umane e culturali che è presente in ciascuno di noi.

E' necessario inoltre, sensibilizzare l'opinione pubblica e le autorità locali sul gravissimo fenomeno della continua distruzione di gran parte di questi monumenti in pietra, a causa dell'urbanizzazione selvaggia e per l'incuria dell'uomo.

 

Significato del termine Dolmen

  

Il termine Dolmen deriva dalla fusione di due parole bretoni: tol o tuol (tavola) e men (pietra). Si tratta di un monumento megalitico costituito generalmente da un lastrone di pietra appoggiato orizzontalmente su pietre infitte verticalmente nel terreno, così da formare un ambiente, per lo più ad uso sepolcrale. Molto spesso era coperto da un tumulo.

Dolmen Salento

 

Area di distribuzione e tipologia di costruzione

  

L'area di distribuzione dei dolmen comprende principalmente Spagna, Gran Bretagna, Francia, Europa settentrionale e l'area del Mediterraneo.

La Puglia è l'unica regione dell'Italia peninsulare in cui i dolmen siano diffusi e numerosi. Appaiono localizzati soprattutto in tre zone: la fascia costiera del barese, un'area a nord di Taranto e, soprattutto, nel Salento.

La tipologia dei monumenti è abbastanza varia: dai dolmen a galleria dell'entroterra di Bari e Taranto, realizzati con grandi lastre e, talora, con suddivisioni interne della camera, si passa alle piccole strutture rettangolari o poligonali del Salento, per le quali sono stati utilizzati sia blocchi che lastre.

  

Le Specchie

  

A questi due gruppi principali si possono aggiungere le cosiddette "piccole specchie", tumuli di terra e pietre con all'interno strutture dolmeniche o tombe a fossa.

Il toponimo specchia, che deriva dal latino "speculum", usato per descrivere un luogo di avvistamento, è usato indifferentemente in Puglia per tutti i cumuli di pietrame delle più svariate origini.

Le antiche specchie monumentali appartengono però a due tipi ben distinti: le piccole specchie, il cui tumulo ha abitualmente un diametro variabile tra i 15 ed i trenta metri ed un'altezza che non supera i tre o i quattro, e le grandi specchie , i cui tumuli raggiungono anche un'altezza di 10-15 metri, ma che al loro interno sembra non contengano monumenti dolmenici.

 

Salento Vacanze a Salve, Pescoluse, Torre Pali

 

Specchie a Salve

  

Mentre le piccole specchie si rinvengono un pò ovunque, le grandi sono localizzate solo nel Salento, collocate in pianura o su piccole alture.

Ad esse si è spesso attribuito anche uno scopo di scoperta e di difesa.

  

A Salve erano presenti almeno tre specchie, probabilmente di epoca Neolitica.

Da tempo però, sono state rimosse e di esse, purtroppo, è rimasto ben poco: poche pietre, lontani ricordi e delle vecchie immagini in bianco e nero.

La più imponente era quella situata presso la Masseria "Cucuruzzi", più nota come "specchia dei Fersini".

 

Nella foto:Specchia Cucuruzzi (da Salve, Storia e Leggende)

  

   

   

Specchia Cucuruzzi - Le poche pietre rimaste

(Foto Mino Lezzi) 144

    

 

   

Un'altra si trovava nella macchia degli "Spriculìzzi", mentre l'ultima in ordine di tempo ad essere completamente distrutta è stata la specchia "Cantoro".

 

Le specchie, a partire dal XVI secolo, divennero funzionali alle torri costiere, in quanto luoghi da dove si potevano vedere ed inoltrare i segnali di pericolo.

 

Una bellissima specchia ancora esistente, si trova a breve distanza da Salve; è la Specchia di Pozzomauro in territorio di Presicce. Dall'alto della specchia si può ammirare uno stupendo panorama del vasto territorio sottostante.

Qui in passato, con molta probabilità, si ricevevano i segnali di pericolo provenienti dalla specchia di Rottecapozze, postazione dalla quale si potevano vedere le torri costiere di Torre Mozza,Torre Pali, Torre S.Giovanni e Torre Vado.

Salve - Specchia Cantoro

(da Annu Novu Salve Vecchiu)

 



 

 



 

I Megaliti di Salve

 

Nel nostro territorio sono state scoperte tre strutture megalitiche.

Verso la fine degli anni '60 infatti, il Prof. Giovanni Cosi, Ispettore Onorario della Sovrintendenza ai Beni Archeologici per i paesi del basso Salento, individuò e fotografò due dolmen nei pressi della marina di Pescoluse.

Successivamente alle due strutture fu dato il nome di "Dolmen Cosi" e di "Monumento Ipogeico-Megalitico Argentina".

Nell'estate 2007 è stata rinvenuta una tomba megalitica.

 

Il Dolmen "Cosi"

Storia di un dolmen dimenticato

  

Sotto questo dolmen furono rinvenuti dei frammenti di ossa umane, alcuni reperti ceramici, frammenti di ossidiana, ecc..

Il ritrovamento di ossa umane nei dolmen è un fenomeno molto raro e costituisce pertanto un fatto di grande interesse storico e scientifico. Ma di questo dolmen purtroppo, segnalato alla Sovrintendenza di Taranto, non si seppe più nulla.

 

   

Uno dei reperti ceramici ritrovati nel dolmen, risalenti all'Età del Bronzo Antico

(Foto Prof.ssa Maria Cristina Franco)

  

 

La (ri)scoperta del Dolmen Cosi

Raccontato da Roberto Negro

  

Nella primavera del 2001, navigando tra le pagine di un sito inglese interamente dedicato ai monumenti megalitici, mi stavo soffermando sui resoconti di una spedizione di archeologi e studiosi britannici in Puglia, in visita ai Menhir ed ai Dolmen nostrani.

  

In una pagina, in particolare, questi studiosi rispondevano on-line alle domande ed alle curiosità dei lettori di quel sito.

Ad un certo punto lessi la domanda di un lettore inglese che riferendosi ai megaliti del Salento chiedeva:

"Are they Neolithic or Bronze Age?" (Risalgono al Neolitico o all'età del bronzo?)

  

La risposta fu: "There is a general accordance on a period around the second millennium BC. This date, however, was calculated by analogy with a single similar monument built in Malta: no radiocarbon dating on Apulian monuments has been made. That's mainly because very few burial remains have been found in Apulian dolmens. The only two exceptions are the Chianca and the now destroyed Salve dolmens. The human/animal burnt remains found at Chianca have been long lost, while a human lower jaw found at Salve has never been studied by the Sovrintendenza ai Beni Culturali (the Italian organization for the cultural heritage).

  

(C'è un generale accordo sul periodo intorno al secondo millennio avanti Cristo. Questa data, comunque, è stata calcolata per analogia con un simile monumento costruito a Malta: nessuna datazione per mezzo di analisi al radiocarbonio è stata compiuta. Questo principalmente perchè pochissimi reperti sono stati rinvenuti nei dolmen pugliesi. Le uniche due eccezioni sono il Dolmen Chianca e gli ora distrutti dolmen di Salve. I resti umani/animali trovati nel Dolmen Chianca sono stati persi, mentre una mascella inferiore umana di Salve non è mai stata studiata dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali.)

  

Rimasi stupefatto; si faceva riferimento ad un dolmen nel territorio di Salve di cui ignoravo del tutto l'esistenza.

E lo scoprivo grazie ad Internet su un sito web inglese!

  

Volli immediatamente saperne di più sull'argomento.

Contattai pertanto i responsabili di quel sito allo scopo di conoscere le loro fonti. Venni così  a conoscenza che durante il loro viaggio erano stati accompagnati, in Puglia, da Toti Calò, apprezzato fotografo free-lance leccese, autore, qualche anno fa, del prezioso volume "Pietre - Architetture Megalitiche di Puglia".

 

Tramite e-mail quindi contattai Toti Calò che mi confermò le notizie sul dolmen.  Mi informò inoltre che l'argomento era accennato nell'appendice del suo volume e che la scoperta fu effettuata dal Prof. Cosi che era anche in possesso  di alcune foto esclusive dei dolmen di Salve.

  

Il passo successivo fu il contatto con il Prof. Cosi. Telefonicamente mi raccontò della scoperta del dolmen avvenuta più di trent'anni fa e concordammo un appuntamento.

In quell'incontro, avvenuto nell'aprile del 2001, il Prof. Cosi mi fece visionare, con mia somma gioia, alcune foto assolutamente inedite, nonchè la copia della lettera da lui inviata alla Sovrintendenza di Taranto nella quale si segnalava la scoperta del monumento ed il rinvenimento dei reperti.

Nella foto a lato: il Dolmen fotografato dal Prof. Cosi nel 1968

  

Successivamente ci recammo sul luogo della scoperta dove sono ancora visibili i resti della struttura dolmenica. 

 

 

 

Le lastre che componevano il Dolmen

(Foto Roberto Negro 2001)

  

Chi volesse conoscere maggiori dettagli sulla scoperta, sui reperti rinvenuti e visionare le altre foto esclusive di questo dolmen, può consultare la XII edizione di "Annu Nòvu Salve Vecchiu", pubblicata nel dicembre 2001, che contiene un articolo del Prof. Cosi su questo importante argomento di storia salvese. 

  


   

Il monumento Ipogeico-Megalitico "Argentina"

   

La struttura è ubicata nei pressi della marina di Pescoluse, pochi metri a SW dalla litoranea Gallipoli - S.M. di Leuca in direzione di Torre Pali.

Di questo dolmen venne annunciata la scoperta in un articolo dell'edizione del 1995 di "Annu Nòvu Salve Vecchiu".

In realtà, lo stesso, fu fotografato dal Prof. Cosi già nel 1968; successivamente è stato studiato dalla Prof.ssa Maria Cristina Franco che negli anni novanta lo ha battezzato "Dolmen Argentina", in memoria di Argentina Graziadei.

E' stato presentato nel Convegno Internazionale "Archeoastronomia, Credenze e Religioni nel mondo antico", organizzato a Roma dall'Accademia Nazionale dei Lincei, nel maggio del 1997.

  

La struttura è composta da due elementi principali: quello ipogeico che è la tomba, e quello apogeico che è l'accesso; si tratta quindi di una costruzione a tecnica mista.

  

Ha un ingresso megalitico formato da ortostati e piattabande, che conduce direttamente nella grotticella ipogeica di forma semicircolare, scavata nel banco di roccia. Finora al suo interno non sono stati rinvenuti oggetti significativi.

 

La struttura presenta la caratteristica di avere l'apertura rivolta ad ovest. Risulta caratterizzata da un'altezza di 1,10 metri e  da una copertura larga  1,50 m. composta da 4 blocchi.

Tale copertura è disposta su sette appoggi di cui 4 monolitici e 3 a blocchi.

 

All'interno, il dolmen presenta una camera con altezza totale di 1,80 metri, di cui 1,20 ipogei. La larghezza superiore risulta essere di 1 metro, mentre quella ipogeica è di 1,60 m.

 

La profondità della camera è di due metri.  

 

Il dolmen Argentina (Foto Mino Lezzi)

 

Secondo la Prof.ssa Franco, questa struttura, pur presentando strette affinità con alcune rinvenute in Sicilia, Sardegna e nell'isola di Minorca, dovrebbe essere stata realizzata in età molto tarda, forse medioevale. Ciò potrebbe testimoniare il perdurare nel tempo dei modelli megalitici diffusi in tutto il Mediterraneo.

  


 

Dal sito dell'Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria (IIPP)

La Tomba Megalitica di Salve
  
Un monumento funerario di tipo megalitico è stato rinvenuto a Salve nell'estate 2007, località Montani, durante la campagna di scavo condotta da Elettra Ingravallo - Insegnamento di Paletnologia del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento.
Si tratta di una cassa rettangolare formata da lastroni e utilizzata come tomba collettiva.

Essa è sul margine orientale di una grande struttura rettangolare fatta da pietre di medie dimensioni che misura mq 190 circa ed è marginata lungo il lato meridionale da un muro di 14 m interrotto da una strada comunale: questa sembra avere diviso in due quello che doveva essere un unico monumento. All’esterno del muro, infatti, nello spazio ristretto che rimane tra questo e la massicciata della strada, è stata messa in luce una superficie con pietre al cui interno è una struttura di combustione e un’altra probabile cassa litica di dimensioni più ridotte rispetto alla prima ma in asse con essa verso sud e a 4 m di distanza.
Tutto l’insieme era coperto da un tumulo di terra e pietre e la datazione dovrebbe cadere nella seconda metà del III millennio a.C. dal momento che gli elementi di corredo sono in tutto simili a quelli rinvenuti a Grotta Cappuccini di Galatone.

E’ il caso di sottolineare l’importanza del ritrovamento dal momento che è il primo monumento megalitico ritrovato intatto, non manomesso né saccheggiato.

Tomba megalitica di Salve

Attualmente lo scavo è sospeso per mancanza di fondi. Misure di salvaguardia e di valorizzazione dovranno, inoltre, essere realizzate grazie all’azione congiunta di Soprintendenza, Comune e Università.
   

Fonte: Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria - Blog Archive

   


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