La costa da Torre Pali a
Posto Vecchio prima delle opere di bonifica delle paludi.
Mappa del 1901
conservata presso l'Archivio di Stato di Lecce. Elaborazione
di Giulio Rosafio
Progetti incompiuti – Dal
1893 alla Grande Guerra
Un
altro studio degno di nota fu realizzato dall’ingegnere incaricato dal
Comune di Ugento, Giuseppe Epstein, nel 1889.
Ma
tutti i progetti elaborati, come detto, praticamente non ebbero
realizzazione, restarono solo sulla carta. E’ d’obbligo allora
chiedersi: quali furono i motivi di questa mancata concretizzazione degli
studi fatti?
Due
sono le risposte: il continuo conflitto tra il Governo dello Stato ed il
Consiglio Provinciale di Terra d’Otranto ma, soprattutto, gli infiniti
scontri e le inconcludenti polemiche tra gli stessi componenti dell’amministrazione
Provinciale.
Un
nuovo studio fu messo a punto nel 1903; il piano di risanamento dei
terreni impaludati prevedeva, come era naturale, un elenco di
espropriazioni, riguardanti il suolo agricolo da occupare con lo scavo dei
canali e con la costruzione della strada di servizio.
Ma
le numerose critiche al progetto unite alle pastoie burocratiche fecero
sì che questo venisse rimbalzato tra Consiglio Superiore dei Lavori
Pubblici, Ufficio del Genio Civile di Lecce, Commissione Centrale per le
bonifiche ed amministrazione provinciale dal 1909 al 1915.
Arrivo
così la Prima Guerra Mondiale, ma del risanamento dei luoghi infetti dal
miasma palustre non si vedeva soluzione e nei comuni di Ugento, Salve,
Presicce, Acquarica del Capo, Alliste, molte persone ogni anno venivano
colpite da febbri malariche ed un cospicuo numero di esse moriva per tale
infezione.
La Legge Serpieri e la ‘bonifica
integrale’ Fascista
Nel
primo dopoguerra il problema del risanamento delle paludi fu ripreso dal Fascismo.
Il
primo atto concreto in tal senso fu la Legge Serpieri del 1923 (Regio
Decreto n° 3256 del 30.12.1923) con la quale si inaugurò una nuova
normativa definita della "bonifica integrale".
Il
nuovo concetto base di questa legge consisteva nell’affermazione secondo
la quale la bonifica non si esauriva con l’esecuzione del
prosciugamento, ma andava coordinata da un lato con la sistemazione del
territorio e dall’altro, dove vi era la possibilità, con la produzione
di forza motrice, con l’irrigazione e con l’apertura di strade di
collegamento, in modo da mettere in comunicazione i comprensori con i
centri abitati, dotandoli di acqua potabile e di energia elettrica, oltre
ad una vasta opera di rimboschimento.
Si
disponeva inoltre che i Ministeri dell’Interno, dell’Economia e dei
Lavori Pubblici, assegnassero delle somme da destinare allo studio, alla
ricerca scientifica ed alla lotta contro la malaria.
A
completamento della Legge Serpieri sulla bonifica integrale, furono
emanate delle disposizioni contenute nel Real Decreto del 18.05.1924 in
cui si consentiva, per la prima volta, la formazione di consorzi oltre che
tra soli proprietari, anche tra enti pubblici o fra enti pubblici e
privati e persone fisiche.
Un
ruolo fondamentale per la promozione delle bonifiche nel Mezzogiorno,
venne poi svolto dal Comitato Promotore dei Consorzi di bonifica e d’irrigazione
in Italia meridionale ed insulare, istituito a Roma il primo febbraio
1925.
Costituzione del Consorzio di
Bonifica "Mammalie, Rottacapozza e Pali".
Decreto
del 1927 |
Con
l’emanazione della Legge Serpieri del 1923, i proprietari di terreni
paludosi, in passato poco disponibili, si videro costretti a rispettare
ciò che il regime indicava.
Venne
così costituito il Consorzio di bonifica Mammalie, Rottacapozza e Pali,
riconosciuto dal Ministero dei Lavori Pubblici con Regio Decreto del
30.06.1927.
Il
25 novembre dello stesso anno venne eletto presidente dell’assemblea del
consorzio Alessandro Lopez Y Royo, mentre segretario fu nominato l’avv.
Alvaro Basurto.
Il
Consorzio, con delibera del 10.06.1928 assunse con un contratto l’ing.
Ubaldo Stea di Casarano e gli affidò l’esecuzione di uno studio per
stabilire tutte le proprietà ricadenti nel comprensorio di bonifica.
Fu
quindi affidato all’ingegner Velio Princivalle di Roma, il mandato di
studiare e compilare il piano definitivo per il tipo di risanamento da
attuare alle paludi del consorzio di Ugento, mentre al prof. Antonio
Bianchi venne affidato lo studio del piano di trasformazione fondiaria del
comprensorio.
Svolto
il suo studio nel territorio, il professore consegnò alla dirigenza dell’ente
la sua relazione. Il progetto di trasformazione fondiaria del Bianchi si
fondava sull’appoderamento e sulla costruzione di piccole case coloniche
sugli appezzamenti di terreno da affidare alle famiglie contadine, in modo
da far stanziare gli agricoltori sulla terra da coltivare.
Questo
studio, però, non venne realizzato in quanto il prof. Bianchi fu
sostituito nel compito dal professor Attilio Biasco che ottenne l’approvazione
del suo studio da parte dell’assemblea del Consorzio nella seduta del
19.09.1933.
Il
progetto di bonifica dell’ing. Princivalle venne invece terminato e
consegnato il 30 marzo del 1930.
|
Il progetto
di bonifica dell'ingegner Princivalle
Il
progetto presentato dall’ingegner Princivalle prevedeva la costruzione
di due canali a marea.
Un
primo canale doveva attraversare il gruppo di paludi tra Torre S. Giovanni
e Torre Mozza, le quali erano: Suddenna, Bianca, Olmo, Longa Rottacapozza
e Sponderate. Il canale in questione doveva avere una larghezza del fondo
di 10 metri, sponde di 45° ed una lunghezza complessiva di 7,722 Km con
foci a mare agli estremi, ossia presso Torre S. Giovanni la prima e Punta
Macalone (oggi Lido Marini) la seconda.
|
|
Opere di bonifica nel comprensorio
di Ugento
L’altro
canale a marea si doveva sviluppare lungo le paludi Pali e Chiara ed avere
una larghezza del fondo di metri 8, sponde di 45° ed uno sviluppo in
lunghezza di Km 2,780. Le foci erano poste agli estremi, la prima nella
insenatura di Torre Pali a nord-ovest e la seconda presso Posto Vecchio
(oggi località ‘Cabina’) a sud-est.
Per
quanto concerneva le paludelle Foscarini e Conca della rena, situate verso
sud-est, venne previsto nel progetto, lo scolo a mare mediante colatori
superficiali.
Un
altro punto importante toccato dal progettista fu quello della rete
stradale; un comprensorio nel quale si prevedeva un tipo di agricoltura di
tipo moderno doveva, per forza di cose, essere dotato di una rete viaria
efficiente.
Il
progetto di massima prevedeva una rete stradale di circa 60 Km., fra
vecchie strade da riadattare e strade da costruire ex novo. Queste nuove
strade dovevano prima di ogni cosa collegare il comprensorio con i centri
abitati vicini, quali Ugento, Gemini, Felline, Alliste, Acquarica del
Capo, Presicce e Salve.
Era
inoltre prevista una strada longitudinale litoranea che doveva costeggiare
il terreno risanato dalle paludi, avere origine dalla già esistente
strada Ugento – T. S. Giovanni e terminare collegandosi con la nuova
direttrice che doveva essere costruita tra Posto Vecchio (oggi Marina di
Pescoluse)
e Salve. Un’altra
strada, chiamata "via della Palombara", doveva essere costruita parallela
alla litoranea e collegare tutti i territori non costieri di Ugento,
Acquarica, Presicce e Salve.
|
|
Progetto
di bonifica: |
planimetria
generale |
|
|
Il
progetto prevedeva ancora la costruzione di 15 caselli di bonifica con tre
locali adibiti ad abitazione e due villaggi agricolo-operai, con undici
abitazioni per ognuno, in più la Chiesa, la scuola, e la Caserma dei
Reali Carabinieri.
Il
progetto fu diviso in diversi lotti esecutivi; il primo lotto prevedeva
solo opere stradali e precisamente la costruzione della strada litoranea
tra Torre S. Giovanni e Posto Vecchio, per una lunghezza di 12, 232 Km. ed
una larghezza di metri 7,00.
Dopo
alcune modifiche al progetto suggerite dal Comitato Tecnico
Amministrativo, il 17 marzo del 1932 Vittorio Emanuele III Re d’Italia
decretava l’esecuzione del primo stralcio del primo lotto delle opere
del del comprensorio del Consorzio di bonifica, consistenti nella
costruzione delle strade previste nel progetto, delle ricerche delle acque
salse e dell’apertura del relativo pozzo per un importo di lire
2.000.000.
|
|
Schema
della
|
Villaggio rurale:
|
disposizione
di un
|
piante e prospetti
|
villaggio rurale |
|
Esecuzione delle opere di
bonifica del comprensorio
I
lavori del primo stralcio del primo lotto furono assegnati in appalto alla
ditta geom. Domenico Di Paola nel maggio del 1932 e realizzate dopo circa
due anni.
Il
secondo stralcio dei lavori, concesso con decreto ministeriale del
23.02.1933 interessava la costruzione di:
-
litoranea
T.S. Giovanni – Posto Vecchio;
-
strada
Acquarica del Capo – Torre Mozza;
-
strada
Presicce –
Torre Pali;
-
strada
Salve – Posto Vecchio;
-
due
caselli di controllo sulle opere.
Allo
stesso stralcio venne poi aggiunta l’edificazione dei muretti a secco di
delimitazione delle proprietà rimaste aperte a causa del passaggio della
via litoranea.
Questi
lavori furono terminati il 12 novembre 1936.
A
questo punto il Consorzio chiese al Ministero dell’Agricoltura e
Foreste, direzione per la bonifica integrale, la concessione del secondo
lotto dei lavori concernenti la costruzione dei canali a marea e l’esecuzione
delle colmate di alcune depressioni.
I
lavori vennero così assegnati all’impresa Società Anonima Italiana
"Ferrobeton" con contratto del 10.09.1934, ma soltanto nel
maggio del 1936 il Consorzio riuscì ad ottenere il finanziamento
necessario da parte del Consorzio Nazionale per il Credito Agrario di
Miglioramento.
Canale
a marea con bacino non ancora completato (visibile l'ultima palude in via
di bonifica) nel 1943
Canale
a marea e bacino di Torre Pali a fine anni '90
Si
diede così il via definitivo ai lavori di risanamento del territorio che,
interrotti durante la guerra, furono poi portati a termine negli anni ’50
grazie ai fondi della Cassa per il Mezzogiorno.
Le
fonti storiche sono tratte dalla Tesi di Laurea
"L’attività
del Consorzio di Bonifica di Ugento negli anni 1927 – 1937"
di
Mino Lezzi
Università
degli Studi di Lecce - Anno
Accademico 1997-1998
|